Ormai ti è sempre più chiaro: passi le giornate a calmare la tua mente come si fa con un bambino piccolo che ha bisogno di essere distratto. Da cosa? Non importa, ora non giudicare, descrivi.

Come un bambino piccolo, al tuo cervello non puoi dare tutto ciò che chiede, altrimenti si vizia e diventa ancora più capriccioso. Come si fa a far star bene un bambino senza viziarlo e senza farlo diventare ancora più inquieto e capriccioso? In realtà cosa stai facendo? Stai calmando o anestetizzando la tua mente? Non giudicare, descrivi soltanto.
Ti svegli presto, alle cinque. Ormai l’hai impostata così, sembra funzionare. Fai la doccia, prendi un caffè e ti siedi al computer. Lavori, ricerchi, scrivi, con la musica in cuffia. Ti senti appagato. Appagato o anestetizzato? Non giudicare, descrivi.
Stamattina correggi i compiti. Correggere i compiti era una pratica noiosa. Adesso invece tutto ciò che fai al computer alle cinque del mattino è “bello”: correggi, poi cambi, rispondi a un commento, scorri Facebook, ti compare un contenuto su un artista, cerchi materiale, scrivi un post. Perché senti il bisogno di postare? Non giudicare, descrivi.
Dopo un’ora e mezza, due, ti viene fame. Prepari la colazione e, se serve, il pranzo. Subito dopo senti che la mente ricomincia a muoversi, a diventare inquieta: non sa cosa vuole. Vai al bar, prendi un altro caffè e “parti”. Dove? Dipende. Oggi hai scuola alle undici, allora parti per Urbino, fai un giro, una lunga camminata con sosta al bar. Così la mente si quieta. Si quieta o si anestetizza? Non giudicare, descrivi.
Poi vai a scuola. La scuola, gli studenti, i loro sguardi, i colleghi, ora fanno parte della cura. No, stai andando troppo in profondità, torna in superficie. I colori, le forme di cose e persone, i segni che tracci sulla lavagna, i suoni che ti circondano e che sei abituato a chiamare parole, a pensare come “significati”, ti curano.
Basta, torna a correggere.
E così via, ecc ecc.

Commenti

Post popolari in questo blog