Come trascorro la mia giornata incastrando stati emotivi ed ormoni

Mi sveglio ogni mattina alle 5, che vada a scuola o no. Il cervello riconosce quel momento come l’avvio della routine: doccia, qualche flessione, preparo il caffè. Con la caffeina che “apre le porte” alla dopamina mi siedo al computer con la musica in cuffia: preparo materiale didattico, faccio ricerche, condivido un post. Sto bene. Questo slancio dura circa un’ora.

Poi colazione: uovo, avocado, crauti; kefir con semi. Mi avvio in palestra per una breve sessione. Intanto l’effetto dopaminico si affievolisce: il cervello potrebbe tingere di negativo quello che vedo, ma so che è parte del ciclo e resto tranquillo.

Dopo la palestra, o vado a scuola oppure—se è un giorno di riposo—mi sposto in una cittadina vicina (spesso Fano) per camminare, un bar, una libreria. Arrivato, prendo un altro caffè: riaccende lo slancio e mi permette di vivere in positivo ciò che già riconosco come significativo—la scuola o le passeggiate. L’effetto regge fino a fine mattinata.

Torno a casa con la stanchezza “giusta”. Il cervello la legge in positivo: pranzo sereno e un breve pisolino rigenerante, non per pesantezza del pasto ma perché sono attivo dalle 5.

Dopo il riposo mi ricarico: di nuovo un caffè per riaccendere le cellule nervose e riprendo il lavoro al computer, come all’alba. La caffeina è la scintilla; senza significato in ciò che faccio sarebbe solo una droga che alimenta circoli compulsivi—caffè, cibo, altri vizi. Così, invece, funziona. Lo slancio pomeridiano dura circa due ore.

Verso le 17 mi sento vigile ma meno operativo. È il punto più delicato della giornata: devo cercare connessioni umane per non restare sempre da solo o solo con la mia compagna. Sto imparando a educare il cervello a vivere relazioni leggere ma significative.

Intorno alle 19 entro in modalità riposo. Il cervello si prepara al sonno; qui vorrei che mi venisse spontaneo fare due passi. Dalle 20 sono già pronto per il letto: riprendo il tablet per consolidare, con calma, le cose imparate durante il giorno. Tra le 21 e le 21:30 spesso mi addormento ripassando mentalmente la sintesi della giornata e come l’ho vissuta, con un pensiero sereno già rivolto alla sveglia delle 5 del mattino dopo.


Peter Doig - Grande Riviere


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