Disintossicarsi per tornare a desiderare il cibo che nutre

Molte persone, quando decidono di iniziare una dieta per dimagrire o di liberarsi dalla dipendenza da cibo spazzatura, partono da un presupposto diffuso: credono che si tratti di un percorso di rinunce. Immaginano che dovranno imparare a dire di no ai cibi che amano e ad abituarsi, con disciplina, a mangiare cibi “sani” che non desiderano davvero. Pensano di dover diventare più forti, più bravi, più resistenti.

Ma questa rappresentazione è, in realtà, fuorviante.

Non si tratta di un esercizio di forza di volontà. Non si tratta di costruire un nuovo regime da sopportare con tenacia. Quello di cui si parla è un processo di disintossicazione, e in quanto tale non ha come obiettivo principale il controllo, ma la liberazione. Liberazione da una condizione di dipendenza biochimica e psicologica, in cui il sistema della gratificazione è stato alterato e colonizzato da stimoli che il corpo impara a rincorrere in modo automatico.

Il cibo spazzatura non dà solo piacere: dà sollievo immediato, conforto, distensione.
Non si limita ad appagare il gusto, ma muta l’umore. È un effetto potente, rapido, ma effimero. Per questo non è una semplice preferenza alimentare: è un meccanismo di compensazione che ha alla base una vera e propria alterazione della percezione del piacere.

Quando ci si disintossica – e il termine va inteso nella sua pienezza, sia fisiologica che simbolica – accade qualcosa di molto diverso da ciò che si immagina: non si impara a mangiare “cibo sano” per dovere, ma si inizia, poco alla volta, a desiderarlo.
Non perché si deve, ma perché si riattiva un sentire che prima era ovattato. Le papille gustative cambiano, il cervello si riequilibra, il corpo torna a riconoscere ciò che lo nutre davvero. Si comincia a cercare spontaneamente il sapore pieno, pulito, persistente degli alimenti vivi.
E il piacere che si prova è più profondo, meno eccitante ma più vero, più stabile, più rigenerante.

Non si tratta quindi di fare rinunce.
Non si tratta di educare la volontà.
Si tratta di liberarsi da un inganno – e di tornare a sentire.
Il fatto che tutto questo porti benefici alla salute è reale, ma viene dopo. È un effetto collaterale.
Quello che conta, all’inizio, è solo questo: recuperare il desiderio naturale per ciò che ci fa bene.
E riscoprire che il piacere vero non è mai contro di noi.

Testa di Orfeo sull'acqua - Odilon Redon


Commenti

Post popolari in questo blog