Il paradosso del tempo libero
L’altro giorno ho scritto su Facebook una battuta che ha suscitato qualche sorriso, ma che in realtà nascondeva una riflessione profonda. Diceva più o meno così: “Molti invidiano il mio tempo libero, ma per fortuna non ho i soldi per godermelo. Altrimenti non avrei più tempo libero.” Era un gioco di parole, certo. Ma come spesso accade con le battute, dentro c’è una verità che mi appartiene davvero.
Viviamo in un’epoca in cui il tempo libero è considerato un bene di lusso, eppure più ne abbiamo, più sentiamo il bisogno di riempirlo. Di farci qualcosa. E se abbiamo anche i mezzi economici per farlo, allora ecco che il tempo libero rischia di scomparire sotto una montagna di attività, esperienze, spostamenti, corsi, oggetti acquistati online, weekend organizzati al minuto.
Non è una critica a chi ha denaro, né tantomeno un elogio della povertà. È solo un’osservazione: la libertà, anche quella temporale, può trasformarsi in una nuova forma di costrizione se non siamo capaci di sostare nel vuoto. E spesso quel vuoto ci fa così paura che lo riempiamo compulsivamente, senza nemmeno accorgercene.
Acquistiamo cose come se avessimo davvero bisogno di ognuna di esse. Pianifichiamo le vacanze come se dovessimo rendere conto di ogni ora. Ci spostiamo da un’attività all’altra, da una destinazione all’altra, da un aperitivo all’altro, collezionando “cose fatte” che sembrano più rispondere a una check list esistenziale che a un desiderio autentico.
E nel frattempo, ci raccontiamo che tutto questo è “per noi”. Ma quanto è davvero nostro?
C’è una sorta di horror vacui che attraversa il nostro tempo: una paura sottile di restare da soli con noi stessi, con i nostri pensieri, con le nostre domande. Allora scrolliamo — non solo il cellulare, ma la vita. Scorriamo immagini, proposte, offerte, esperienze. Scorriamo noi stessi.
Il problema non è fare tanto, ma non sapere perché lo si fa. Quando l’azione è scollegata da un bisogno profondo, da un significato interiore, tutto perde spessore. E alla lunga, anche il divertimento più sfrenato o il consumo più sfacciato finiscono per lasciare una strana sensazione di vuoto.
Per me, il vero tempo libero è quello che mi consente di abitare il mio spazio interiore. È quello che mi permette di rallentare, di guardarmi dentro, di coltivare ciò che mi fa stare bene davvero. Non in modo teorico o ascetico, ma concreto e quotidiano. Faccio scelte semplici, non per rinuncia ma per esigenza.
In estate, questo diventa ancora più evidente. Uso questo tempo lento per innaffiare il mio giardino interiore. Per capire cosa mi nutre. Quali gesti meritano continuità. Quali relazioni voglio custodire. Quali emozioni riconoscere e seguire. Quali abitudini lasciar andare, anche se sembrano “normali”.
Per me, questo è il lusso più grande. Non avere tanto da fare, ma avere qualcosa da essere.
Commenti
Posta un commento