Viaggiare o abitare?

Sulle esperienze e sullo stile di vita contemporaneo

Mi interrogo spesso sul motivo per cui viaggiare sembri essere diventato una forma di status symbol. È un’esperienza che molti desiderano raccontare, mostrare, condividere. Eppure, non riesco a non notare quanto oggi il viaggio sia spesso vissuto in modalità “mordi e fuggi”: si visitano città, musei, monumenti con la fretta di chi deve spuntare una voce da una lista. Ma cosa rimane davvero di queste esperienze?

Non è solo una questione di turismo. Questo atteggiamento mi pare estendersi a molti aspetti della vita quotidiana. Io stesso ascolto tantissima musica, anche con attenzione, anche con piacere — ma il più delle volte passo subito ad altro, anche quando qualcosa mi colpisce. È come se il vero motore non fosse l’interesse, ma il bisogno di esplorare, di non restare indietro, di continuare a registrare esperienze nuove.

Allora forse il problema non è tanto la velocità o la superficialità, quanto l’istinto di dover “collezionare”, di completare una sorta di enciclopedia personale delle esperienze. Ma a che serve un’enciclopedia che non si apre mai una seconda volta?

Anche a me piace viaggiare, non lo nego. Ma non l’ho mai considerata un’esperienza così decisiva o trasformativa. Mi piace perché il cervello, messo di fronte a forme nuove, cambia postura. Cambiano gli stimoli, cambia la luce, cambiano i volti. È come se la mente stessa abitasse in modo diverso. Ma per me la cosa davvero importante non è “fare esperienze”, quanto “abitare le esperienze”.

Preferisco visitare luoghi che conosco già attraverso lo studio o la lettura, perché vederli dal vivo diventa un modo per rinforzare ciò che so, per dare corpo a idee e immagini che hanno già sedimentato dentro di me. Lo stupore per qualcosa di nuovo può essere intenso, certo, ma spesso si esaurisce lì, nel momento.

Amo studiare i luoghi in cui vivo, visitarli più volte, osservarli in momenti diversi dell’anno o della giornata. Non per nostalgia o per provincialismo, ma perché solo così sento di poterli vivere e non solo esperire. E forse questo vale un po’ per tutto: per un disco, per un’opera d’arte, per un affetto. Non è tanto l’esperienza a dare valore a una vita, quanto il modo in cui la si abita.

Passeggiata amorosa - Giuseppe Pelizza da Volpedo


Commenti

Post popolari in questo blog