Pretendere di essere felici

Post del mercoledì – Stile di vita

Leopardi ci ha lasciato pagine indimenticabili sulla felicità: la descrive come attesa, come illusione, come desiderio che vive prima o dopo l’evento, mai dentro il presente. Nel Sabato del villaggio è la vigilia il momento felice, non la festa. Nella Quiete dopo la tempesta, la felicità è semplicemente il sollievo, la pausa dal dolore.

Ma io oggi sento il bisogno di andare oltre questa visione. Non voglio vivere aspettando il fine settimana, le ferie, la serata libera, l’aperitivo post-lavorativo. Voglio essere felice ora. In ogni momento della giornata.

Non è un’illusione né un’ingenuità. È una scelta radicale, e richiede un lavoro quotidiano. Si tratta di imparare a riconoscere, istante per istante, cosa dà significato al tempo che sto vivendo. Di non accontentarsi, di non sopravvivere tra un momento “libero” e l’altro, ma di pretendere che ogni pezzo di giornata sia pieno, denso, vivo.

Per me, la felicità è diventata una questione di significato. La trovo quando vedo migliorare il mio lavoro scolastico. Quando sento che cresco, che approfondisco la mia cultura – nella matematica, nell’arte, nei classici. Quando mi prendo cura del mio corpo e rispetto il mio stile alimentare. Quando sto bene con chi ho vicino. Quando capisco che il tempo non sta passando uguale, ma sta costruendo qualcosa.

Per questo progetto le mie routine in modo sempre più consapevole, cercando di assecondare i miei ritmi ormonali e distinguere tra ciò che mi anestetizza e ciò che mi nutre. Non è facile, ma sento che funziona. Mi sento ogni giorno più vicino a una forma di pienezza autentica.

Perché sì: pretendo di essere felice.

Blue Segment - Wassily Kandinsky





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