Non tutte le abitudini si somigliano
Riflessioni sullo stile di vita
In questi ultimi anni ho imparato e sto imparando a guardare le abitudini con più attenzione. Non tutte si somigliano. Alcune sono alleate silenziose, altre piccole dipendenze travestite da routine. A volte ci convinciamo che certe azioni ci appartengano, ma in realtà sono automatismi, modi educati di non stare fermi, di non stare dentro il tempo.
Ho iniziato a distinguere: cosa è davvero significativo e cosa invece è solo un’esigenza di fare, di muoversi, di tappare un vuoto. Mi sorprendo spesso a muovere le gambe senza motivo, come se anche il corpo cercasse un pretesto per non restare. Così sto imparando persino a tenere ferme le gambe. A stare. A non fare. A non cercare un altrove dentro lo scorrere dei minuti.
Questo sguardo nuovo ha cambiato molte cose. Ho trasformato la mia alimentazione, la scansione dei pasti, ho abbandonato l’idea dell’aperitivo come rito sociale obbligato. Ho ripensato il mio modo di lavorare, di studiare, di fare attività fisica. Anche l’ora in cui mi sveglio e quella in cui vado a dormire non sono più scelte casuali, ma piccoli atti consapevoli. La mia quotidianità è diventata un progetto. Non un’agenda da riempire, ma un gesto di cura.
Ogni giorno, a fine giornata, mi addormento chiedendomi se mi sono arricchito. Non per l’ansia di fare, ma per l’esigenza di essere.
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