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Geometria e illusione a Castel del Monte
Avevo già scritto di Castel del Monte, ma ogni nuovo sguardo svela qualcosa che prima restava in ombra. Perché Castel del Monte, più che un semplice edificio, è un enigma in pietra: un luogo che sembra costruito attorno a un'idea astratta di perfezione, per poi contraddirla a ogni passo.
La sua celebre pianta a doppio ottagono, con otto torri ottagonali ai vertici, restituisce l'impressione di una costruzione fondata su una rigorosa armonia geometrica. La disposizione interna crea ambienti che si alternano in modo matematicamente studiato: otto sale trapezoidali al piano terra e otto sale di forma simile al piano superiore, disposte attorno a un cortile centrale anch’esso ottagonale. Alcune stanze si possono descrivere come composte da un quadrato affiancato da due triangoli rettangoli, anche se non in modo perfettamente regolare.
Ma questo rigore è più illusorio che reale. A uno sguardo attento, la simmetria si spezza continuamente:
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le finestre (bifore e trifore) sono distribuite in modo irregolare,
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le aperture verso il cortile interno non seguono uno schema coerente,
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solo tre delle otto torri contengono scale a chiocciola che conducono al piano superiore, mentre le altre sono chiuse o vuote,
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i telamoni della cosiddetta “torre dei telamoni” — figure maschili scolpite — non sostengono nulla e sembrano inseriti con spirito ironico o grottesco, quasi una parodia delle strutture portanti, in contrasto con l’apparente austerità dell’edificio.
Anche i materiali utilizzati contribuiscono a rompere la compostezza formale: la breccia corallina (dalle tonalità rosate), la pietra calcarea chiara e i marmi decorativi creano un contrasto cromatico e tattile che disorienta e spezza l’uniformità visiva.
E non va dimenticato che molto dell’aspetto attuale è il risultato di interventi di restauro del XX secolo, che hanno ricostruito parti mancanti e consolidato l’impianto geometrico, spesso basandosi su interpretazioni moderne, più che su dati certi.
L’insieme, dunque, ci racconta qualcosa di più profondo: una tensione tra essere e divenire, tra l’idea astratta di ordine e la realtà del movimento, del dubbio, della variazione. Castel del Monte è un laboratorio mentale più che una fortezza, un messaggio simbolico che riflette la cultura enciclopedica e colta dell’imperatore Federico II, appassionato di matematica, astronomia, filosofia e linguaggi universali.
Portare qui una classe non è solo una lezione di storia o arte. È un invito a interrogarsi sul significato delle forme, sui limiti della ragione, sull’ambiguità dell’apparenza. Castel del Monte ci ricorda che anche le strutture più rigorose possono contenere il seme dell’ironia, della libertà e del mistero.

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