🟦 Contro la check list dell’esistenza

Viviamo in una società che ci spinge a fare esperienze sempre nuove: viaggiare in tanti posti, assaggiare cucine diverse, provare attività insolite. L’esplorazione viene celebrata come un valore assoluto, un dovere quasi.
Ma se davvero l’esplorazione è un valore, perché esistono esperienze che vengono invece scoraggiate o persino condannate?

Per esempio: perché si considera giusto e desiderabile viaggiare in tanti luoghi, ma sbagliato desiderare relazioni fisiche con corpi diversi, forme diverse, sensualità diverse? Perché la fedeltà è un valore, mentre la varietà è vista come un tradimento?
Non sto dicendo che io abbia questo desiderio. Ma è una domanda che serve a smascherare l’incoerenza del racconto sociale: non esploriamo ciò che ci appaga davvero, esploriamo ciò che ci viene detto essere appagante.

Io oggi sento il bisogno opposto: non moltiplicare le esperienze, ma approfondire quelle che ho. Studio meglio la storia e l’arte del mio territorio, vivo con più intensità il fiume sotto casa, mi circondo di relazioni autentiche.
Non cerco la novità, cerco la verità.

Perché forse, alla fine, il desiderio di esperienze sempre nuove è solo una check list. Un elenco di cose da spuntare, più che un cammino interiore.
E forse la vera libertà non sta nel collezionare, ma nello scegliere.
Nell’abitare ciò che si ha.

Nel restare.


 

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