🟦 Allenare la mente alla felicità
Post del mercoledì – Stile di vita

Molti pensano che essere felici significhi non avere problemi, non avere impegni, avere tanto tempo libero, viaggiare spesso, possedere tutto ciò che si desidera.
E in fondo è comprensibile: quando si è soffocati da un lavoro che pesa, da una vita piena di obblighi, da pensieri che assillano, il desiderio di felicità si costruisce per contrasto.
È la quiete dopo la tempesta, o il sabato del villaggio di Leopardi: un sogno di libertà, leggerezza, evasione.

Ma io credo che quella sia una visione parziale della felicità, o almeno instabile.
La felicità quotidiana – quella vera, costruttiva, allenabile – nasce da una capacità diversa: insegnare al proprio cervello a riconoscere ciò che è significativo dentro la propria giornata, e imparare a desiderarlo.
È qui che entra in gioco il concetto di routine: non come gabbia, ma come traccia, come richiamo positivo. Una routine ben costruita allena il cervello ad abitare il presente con pienezza, a riconoscere il valore di ciò che sta vivendo.

Nel mio caso, sono felice quando vivo immerso in classe, quando riesco a trasformare la scuola in un luogo di scambio reale, quando nel tempo libero studio arte o matematica, leggo classici, rifletto sul mio tempo, condivido affetto con le persone che amo, mi prendo cura del mio corpo, elaboro nuove strategie didattiche.
Sono attività impegnative, a volte stancanti, ma il cervello può apprendere che sono appaganti, profonde, nutrienti.
E allora smette di desiderare la fuga e inizia a desiderare proprio quelle cose lì.

🌀 È un po’ come entrare in un’opera immersiva di Refik Anadol, dove la percezione dello spazio e del tempo si dissolve per lasciare posto a un’esperienza profonda e coinvolgente. Se impariamo ad abitare in modo immersivo anche la nostra quotidianità, possiamo scoprire che la felicità non sta fuori da noi, ma nella relazione viva con ciò che riconosciamo come significativo.

Essere felici non è non avere problemi.
È allenare la mente a riconoscere cosa ci fa bene e a desiderarlo ogni giorno.
È costruirsi, nel tempo, un mondo abitabile.

Infinity Room – Negative Space di Refik Anadol


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