📌 venerdì – diario dalla scuola

Una domanda che ritorna

A volte, tra una lezione e l’altra, mi chiedo se non sia perfettamente comprensibile che alcuni dei miei ragazzi trovino difficile appassionarsi all’algebra o all’analisi.
Non perché mi dicano “a che serve?”, ma perché lo vedo: non è il loro mondo.

Il fatto è che per me la matematica è un mondo, e insegnarla è una delle cose che mi fanno sentire pienamente in vita. Ma perché mai dovrebbe esserlo anche per loro?
È una domanda che mi porto dentro da tempo, e ogni tanto riaffiora con forza, quando vedo i loro occhi vagare, o la loro fatica a trovare un senso in quello che stiamo facendo.

Sono profondamente convinto che ridurre ogni cosa all’utilità pratica sia un errore culturale prima ancora che pedagogico. Non viviamo solo di scopi immediati. Viviamo anche — forse soprattutto — di mondi in cui immergerci, di passioni che ci parlano, di legami, di amore, di valvole di sfogo che ci ristorano.
Eppure il dubbio rimane: se per me insegnare matematica è naturale, perché dovrebbe esserlo anche per loro impararla?

Quando penso a questo, mi vengono in mente Gauss, Eulero, Galois, e tutti quei matematici che non si sono messi a fare calcoli perché fosse utile. Lo facevano perché non avrebbero potuto fare altro. Perché la matematica era il loro modo di essere al mondo.
E allora mi dico: forse non si tratta di far amare a tutti la matematica, ma di testimoniare che è possibile amare qualcosa così profondamente.
Mostrare che c’è una forma di gioia che nasce dal comprendere, dallo scoprire, dal vedere un disegno invisibile diventare chiaro.

In fondo, se la matematica è insegnata in tutto il mondo, se in ogni Paese i ragazzi affrontano più o meno gli stessi contenuti, un motivo ci sarà.
Ma non sta a me dimostrarlo.
Quello che posso fare è abitare questo sapere con autenticità, e provare a trasmettere, anche solo con il mio entusiasmo, che dentro una formula può esserci bellezza. Che in un teorema può nascondersi una piccola vertigine. 

Se anche uno solo dei miei studenti coglie questo,
anche solo per un attimo,
forse qualcosa passa.

E se anche non passa subito, spero resti una traccia.
E le tracce, a volte, fioriscono molto più tardi.


David Hockney - Ombrellone da spiaggia


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