📌 mercoledì – riflessioni sullo stile di vita

Il valore delle conversazioni quotidiane

Durante la giornata incontro e parlo con tante persone.
Dalla signora del bar che alle sei mi fa il primo caffè del mattino, ai colleghi, ai ragazzi a scuola, agli incontri più o meno casuali al bar, fino ovviamente alle conversazioni con la mia compagna.
Alcune di queste interazioni si limitano a poche battute, altre si trasformano in chiacchierate più lunghe, più vere, più profonde.

Eppure, con il tempo, sto imparando che non conta tanto l’argomento della conversazione, quanto la qualità dello scambio. Si può parlare del tempo, di calcio, di quello che si è mangiato a cena o di un libro letto anni fa: ciò che fa la differenza è il modo in cui ci si parla, l'energia che si trasmette, l’atteggiamento che si respira.

Forse tra gli scambi più sinceri e proficui ci sono proprio quelli che ho con i ragazzi. A scuola, o in momenti informali, mi capita spesso di raccontare il mio modo di vedere le cose. E loro interagiscono con autenticità, con una curiosità che non ha ancora indossato le maschere dell’età adulta. È in quei momenti che capisco quanto possa essere prezioso il dialogo: non come trasmissione di contenuti, ma come spazio umano da abitare.

Le conversazioni non sono solo "momenti" della giornata: sono la giornata stessa.
Al di là dei pensieri astratti, degli impegni, delle riflessioni solitarie, sono le interazioni a dare sostanza alla nostra quotidianità. Ci modellano, ci ricaricano, ci rivelano a noi stessi.
Ma c’è un’altra verità che ho imparato col tempo, e che cerco di rispettare con gentilezza e fermezza:
non tutto vale allo stesso modo.
Ci sono persone — e lo si avverte subito, a pelle — che ti svuotano.
Non perché parlano troppo o troppo poco, non perché sono diverse da te, ma perché emanano un atteggiamento tossico e negativo verso il mondo. Lamentosi per abitudine, cinici per paura, ironici fino al disprezzo. E con il tempo ho imparato che è giusto allontanarsi, o quantomeno non restare troppo a lungo in quelle frequenze.

Non serve parlare di grandi temi per vivere uno scambio significativo. Serve essere presenti.
Servono piccole aperture sincere, gesti minimi di fiducia.
Serve sapere che non si sta recitando un copione, ma condividendo un frammento di vita.

E allora sì, penso che uno stile di vita consapevole passi anche da qui:
dal dare valore alle parole dette e ricevute, dal cercare persone che ti arricchiscono e da cui ti senti accolto, dal rispettare anche i silenzi… e dal lasciare andare ciò che ti prosciuga.


Empire - Shaun Tan


Commenti

  1. Concordo pienamente nella sua definizione di valore delle conversazioni quotidiane.
    Ciò che ci fa vivere una quotidianità serena e talvolta felice è relazionarci con persone che ci trasmettono sensazioni positive, e non per forza persone con interessi o personalità simili alla propria.
    Inoltre credo proprio che la cosa migliore nella quotidianità non sia per forza essere felici, ma più che altro sereni e senza pesi dati da persone "pesanti", che portano alla monotonia.
    Credo come lei che le persone migliori da avere attorno sono le persone senza "maschere", prive di pregiudizi e che non hanno paura di mostrare chi sono e le loro opinioni, giuste o sbagliate che siano.
    In generale, ho trovato la sua riflessione veramente interessante e accurata, spero di trovare altri pensieri simili nel suo blog in futuro :)

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    Risposte
    1. Ti ringrazio davvero per questo commento, che sento vicino per sensibilità e profondità.
      Hai toccato con parole molto belle l'importanza delle relazioni quotidiane: non è questione di somiglianza, ma di atmosfera. Di sentirsi accolti, non appesantiti.
      Condivido pienamente l’idea che sia fondamentale liberarsi dalla presenza di persone “pesanti”, che tolgono luce più che portarla.
      Allo stesso tempo però, nel mio percorso, non mi accontento più della serenità come semplice assenza di peso.
      Quello che cerco ogni giorno — e in parte sto imparando a riconoscere — è una forma di felicità più profonda, che non ha a che fare con l’euforia, ma con l’immersione piena in un gesto, in un luogo, in un dialogo.
      Per me è sentirmi a casa nel mondo che creo attorno a me: quando scrivo al bar alle sei del mattino, quando preparo una lezione con cura, quando ascolto musica o cammino pensando.
      È una felicità fatta di sfoghi appaganti, di energie ben spese, di presenze leggere, di silenzi carichi.
      E so che non è una meta finale, ma un modo di abitare i momenti.

      Il fatto che questo piccolo spazio possa ospitare pensieri come il tuo, e dialoghi autentici, è già una parte di quella felicità che cerco.
      Spero anche io di continuare questo scambio, post dopo post. Grazie di cuore.

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