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Castel del Monte: il castello che non si lascia spiegare

La nostra gita scolastica in Puglia è iniziata con un’immagine che resta impressa: Castel del Monte, visibile da lontano come una geometria scolpita contro il cielo. Isolato su una collina delle Murge, è più simile a un oggetto simbolico che a una roccaforte.
È stato fatto costruire attorno al 1240 da Federico II di Svevia, figura chiave della cultura medievale europea, amante del sapere, del diritto e delle arti.

L’impatto visivo è immediato: l’intero castello è costruito secondo un rigore geometrico quasi ossessivo. La pianta è un ottagono perfetto, con otto torri ottagonali inserite in ciascun angolo. All’interno, un cortile ottagonale ripete lo schema, dando l’impressione di trovarsi all’interno di un disegno matematico.
L’otto non è solo una scelta estetica: è simbolo dell’ottavo giorno, quello che viene dopo la creazione, l’eternità, il passaggio dalla vita terrena a una dimensione altra. Non a caso l’ottagono ricorre spesso nei battisteri, luogo di rinascita spirituale.

La struttura si articola su due piani, ognuno formato da otto ambienti trapezoidali disposti attorno al cortile centrale. Le scale a chiocciola che collegano i piani sono nascoste all’interno delle torri, creando un percorso architettonico fluido ma invisibile, che amplifica il senso di mistero e isolamento.

Lo stile è un connubio sorprendente di linguaggi:

  • Il portale d’ingresso, con le sue colonne scanalate e il timpano triangolare, è un chiaro riferimento alla classicità, come se il castello volesse presentarsi come un tempio laico del sapere.

  • Al tempo stesso, le volte a crociera costolonate, le monofore e bifore ogivali, e l’alternanza di pieni e vuoti ricordano l’architettura gotica e cistercense, di cui Federico II era profondo conoscitore.

  • In alcune chiavi di volta sono scolpiti telamoni, figure maschili con volti espressivi che uniscono intensità gotica e compostezza classica. Anche questi sembrano più simboli che elementi decorativi: reggono, ma forse custodiscono.

Tra i frammenti scultorei superstiti, spicca la cosiddetta “testa laureata”, nota anche come Frammento Molajoli, dal nome dello storico dell’arte Bruno Molajoli, che la segnalò durante i restauri degli anni ’30.
Si tratta di una testa in pietra coronata di alloro, attribuita a uno scultore gotico del XIII secolo e interpretata da alcuni come un ritratto idealizzato di Federico II.
La fisionomia è austera, i tratti regolari, lo stile sobrio e classicheggiante. Oggi è conservata presso la Pinacoteca provinciale “Corrado Giaquinto” di Bari.

Quanto alla funzione del castello, non esiste ancora una risposta certa.
Residenza di caccia? Luogo di rappresentanza imperiale? Ritiro per la contemplazione o per ritualità simboliche legate alla scienza e alla cosmologia?
Ogni ipotesi, più che sciogliere il mistero, lo moltiplica.

Per noi, iniziare da qui significava iniziare da una domanda.
E forse non c’è modo migliore di cominciare un viaggio che da un luogo che non si lascia spiegare, ma solo ascoltare.
Un enigma geometrico, spirituale e umano scolpito nella pietra.





Commenti

  1. Molto carina questa analisi! L'otto è un numero magico e misterioso di Castel del monte, proprio come l'otto di rocco alle otto. Peccato che sono le nove!

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