📌 Giovedì – un consiglio culturale
Tra Giotto e il terremoto: la scuola riminese nel cuore di Sant’Agostino
Da quando vivo nelle Marche settentrionali, Urbino e Rimini sono diventate le due città d’arte che più frequento e amo. Se Urbino è una città-palazzo, raccolta e silenziosa, Rimini sorprende per la stratificazione storica e per alcuni luoghi che restituiscono la potenza del Trecento italiano in forma quasi intatta.
In questi giorni in cui si parla del nuovo papa agostiniano, voglio segnalare una chiesa che unisce arte, spiritualità e memoria storica: la chiesa di San Giovanni Evangelista, nota come chiesa di Sant’Agostino, fondata dagli agostiniani e situata nel cuore della città.
Dopo il terremoto del 1916, nella zona absidale della chiesa vennero alla luce splendidi affreschi della scuola riminese, databili ai primi decenni del Trecento. Si tratta di una delle testimonianze più significative di quella corrente pittorica che nasce dopo il passaggio di Giotto a Rimini alla fine del Duecento, testimoniato dal celebre Crocifisso oggi conservato nel Tempio Malatestiano (all’epoca chiesa di San Francesco).
Anche nella chiesa di Sant’Agostino si conserva un Crocifisso della scuola riminese, che è necessario confrontare con quello di Giotto, ma il cuore dell’esperienza è rappresentato dal ciclo di affreschi. In queste pitture si coglie una vena espressionista e realista che, pur influenzata da Giotto, si distingue per forza e originalità. A me ricorda, per certi tratti, le sculture di Giovanni Pisano, con quei volti contratti, i gesti marcati, la tensione dinamica delle figure. Allo stesso tempo, in alcuni dettagli – soprattutto nei panneggi, negli sfondi e in certe rigidità compositive – è ancora percepibile una matrice bizantina, che convive con le nuove istanze naturalistiche.
Il ciclo racconta episodi della vita di San Giovanni Evangelista, e tra questi mi ha colpito in particolare la scena del terremoto che segue il tentativo di costringerlo a pregare gli idoli. L’architettura traballante, il movimento delle figure, la resa del disordine generato dal sisma sono elementi di grande forza narrativa. Le costruzioni ricordano quelle di Ambrogio Lorenzetti nel ciclo del Buon Governo a Siena, ma qui la luce non è più quella della fiducia e dell’armonia civile: è una luce drammatica, tagliente, quasi visionaria, come se la pittura giottesca, fuoriuscita dal bizantino, stesse già andando oltre, verso il gotico più inquieto.
Per chi ama l’arte italiana e le scuole “minori” che in realtà hanno inciso profondamente nella storia figurativa, questa chiesa è una tappa imprescindibile. Un luogo in cui la pittura racconta, vibra, commuove.
🎥 Qui un video-documentario realizzato con grande rigore, che racconta la chiesa e gli affreschi con attenzione e passione:
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